Washoku: ti presento la cucina tradizionale giapponese
Irene Prandi è un’amica food blogger che conosco da tempo. E’ affascinante cogliere la passione che mette nel descrivere se stessa attraverso i suoi interessi principali. “Quasi psicologa piemontese animata da una vera passione per la comunicazione e la condivisione. Dopo molti anni come educatrice di minori, ho trovato nell’arte del cibo un mezzo straordinario per celebrare entrambe. Il mio viaggio da Food Blogger inizia con un blog creato in sordina, ma dopo l’incontro con alcune persone straordinarie che mi hanno notato e consigliato, il mio cammino continua rigoglioso, condito da sapori, ricette, un grande amore per il territorio e tanta curiosità per tutto ciò che è “altro”. Rie Carattoli, invece è nata a Tokyo ma vive a Torino dal 2011 con suo marito italiano. “Da sempre appassionata di cucina, collaboro occasionalmente all’organizzazione di eventi culturali e gastronomici giapponesi”. Il mondo occidentale incontra quello orientale proprio in cucina ed ecco cosa ho scoperto. Quali sono le differenze sostanziali tra la cucina occidentale e quella orientale? “A differenza di quella occidentale, la cucina giapponese è incentrata sul riso, che è il fulcro di ogni pasto ed è sempre servito con la zuppa di miso e le verdure sotto sale. I piatti cucinati,tradizionalmente da due a quattro, vengono serviti come accompagnamento al riso, che rappresenta l’ingrediente più importante di tutta l’alimentazione. Un’altra differenza con la cucina occidentale è che nella cucina giapponese non ci sono le portate, ma tutti i piatti vengono serviti contemporaneamente”. Ho letto che la cucina giapponese può considerarsi “un’armonia di forme e colori” che soddisfa principalmente il senso estetico, attraverso la vista e successivamente il gusto. E’ vero? Possiamo parlare di “arte” in questo contesto? “Un aspetto fondamentale della cucina giapponese è la presentazione del cibo. Ogni piatto deve avere il giusto equilibrio non solo di sapori, ma anche di forme e colori. L’aspetto visivo di un piatto e il suo equilibrio sono tanto importanti quanto il suo sapore. Prima si gusta con gli occhi, poi con la bocca. La presentazione di un piatto, così come i suoi ingredienti, varia con le stagioni”. “La cucina giapponese non è qualcosa che si mangia, ma qualcosa che si guarda” scriveva nel Libro d’ombra del 1933, Jun’ichiro Tanizaki. Questa ricercatezza è sempre presente anche nelle semplici ricette casalinghe, e arriva ai massimi livelli con la cucina Kaiseki di Kyoto. Può, quindi, sicuramente considerarsi una forma d’arte”.
Quali sono gli ingredienti di base che caratterizzano la cucina giapponese? e gli strumenti di lavoro? “Gli ingredienti principali per la preparazione dei piatti della cucina giapponese sono: miso (pasta fermentata di soia e cereali), salsa di soia, sake (vino di riso), mirin (sake dolce da cucina), aceto di riso, sesamo, alga kombu e katsuobushi (fiocchi di tonno essiccato). Lo strumento che non manca mai nelle cucine giapponesi sono le lunghe bacchette di legno chiamate Saibashi con cui ci si aiuta nella preparazione di praticamente tutti i piatti. Le usiamo anche per sbattere le uova…” Devi sapere che la vera cucina giapponese, che non è fatta di solo Sushi e Sashimi come spesso si crede, ma è invece ricca di piatti molto vari e ingredienti salutari, tutti presentati con ordine e cura, perchè oltre che buono per noi il cibo deve essere anche bello e invitante. Che cosa si intende per “Washoku”? Washoku significa “Armonia del cibo” ed è una pratica tradizionale culinaria che abbraccia l’equilibrio nutrizionale ed estetico nella preparazione dei cibi. Si tratta di una pratica sociale basata su un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni legate alla produzione, trasformazione, preparazione e consumo del cibo. È associata a uno spirito essenziale di rispetto per la natura che è strettamente legato all’uso sostenibile delle risorse naturali. Le conoscenze di base e le caratteristiche sociali e culturali associati alla Washoku si ritrovano specialmente durante le celebrazioni di Capodanno. I giapponesi preparano molte pietanze per dare il benvenuto alle divinità del nuovo anno, si tratta di pasti speciali a base di ingredienti freschi e naturali come riso, pesce e verdure, decorati elegantemente, ognuno con un significato simbolico. Questi piatti, chiamati “Osechi”, sono serviti su dei vassoi di legno laccato e condivisi convivialmente dai membri della famiglia. Tale rituale è tramandato e utilizzato quotidianamente per la preparazione dei pasti casalinghi, che tradizionalmente si compongono di una porzione di riso, una di zuppa e altri tre piatti a base di verdure, pesce e carne. È usanza in Giappone, appena prima di assaporare il cibo, pronunciare la parola “Itadakimasu” – letteralmente “sto per ricevere” – per esprimere rispetto verso le forme di vita che si sono sacrificate per divenire cibo e gratitudine verso le persone che lo hanno preparato.” Il mio “viaggio” tra i sapori orientali finisce qui, ma non si esaurisce la curiosità di sperimentare sempre nuovi gusti e nuove sensazioni.