Come organizzare il Cammino di Santiago: guida e consigli pratici (1° parte)
Il Cammino di Santiago è un percorso molto suggestivo, che si snoda tra la Francia e la Spagna fino a raggiungere il famoso Santuario di Santiago di Compostela. Dal Medioevo ad oggi ha richiamato e richiama milioni di pellegrini, che decidono di intraprendere questo “viaggio” così articolato e intenso. Silvana Copperi è stata, di recente, una di loro. Nata a Torino il 24/8/1941, amante della musica, della danza, del canto, del teatro e dell’arte in tutte le sue forme ha cercato da sempre di elevare il suo spirito al senso del bello e del giusto. Ha frequentato diversi laboratori di poesia, di dizione e di teatro, fino a condurne uno di scrittura creativa e ha pubblicato alcune raccolte di poesia. Quando ho saputo della sua esperienza, organizzata e vissuta “in solitaria”, ho pensato di incontrarla per raccogliere la sua significativa testimonianza.
Perché hai scelto di provare a vivere personalmente questa esperienza? “Per intraprendere una performance come questa ci vuole una forte spinta interiore e una buona dose di incoscienza. Da cosa sia generata questa spinta è difficile dirlo, forse è già scritta nel nostro DNA. Per quanto mi riguarda le informazioni su questo cammino mi sono arrivate da più parti. In primis ne ho sentito parlare da un’amica, che in modo immaginifico descrisse la visione della cattedrale. In seguito ho seguito su Radio Tre tutto il cammino in diretta per ben due stagioni e nella seconda stagione, i cronisti furono personaggi dal calibro di Sergio Valzania, cattolico credente e Pier Giorgio Odifreddi (ben noto ateo matematico). Infine ho visto il film “Il cammino per Santiago” con la regia di Emilio Estevez . Devo dire che mi ha affascinata e nel momento in cui sono stata libera da ogni legame, ho preso la decisione di affrontare questa prova così dura e impegnativa. Il cammino l’ho fatto per me, per soddisfare, quindi, una mia personale esigenza interiore..” Quali sono state le difficoltà pratiche nell’affrontare l’organizzazione di questo Cammino? “Ho fatto tutto da sola seguendo naturalmente i consigli di amici e conoscenti, che già avevano intrapreso questo percorso. Consigli che mi sono stati preziosissimi. Poi mi sono anche avvalsa di una guida, molto precisa e chiarificatrice, che ritengo un valido supporto, perchè ti accompagna passo passo per tutto il cammino, suddividendo in qualche modo le tappe e descrivendole in modo abbastanza attento e offrendo informazioni utilissime, sui punti di accoglienza esclusivi per i pellegrini. Le cose importanti per chi intraprende il cammino sono poche ma fondamentali. Per prima le scarpe che devono essere usate e già sofferte (bolle e piaghe sono inevitabili). Dei bastoncini, non se ne può fare a meno. Il sacco a pelo è d’obbligo. Lo zaino deve essere più leggero possibile (si dice che dovrebbe essere, infatti, un decimo del peso della persona). Il mio avrebbe dovuto essere di 5 Kg, invece ne pesava circa otto! Il peso affatica ginocchia, gambe e piedi oltre alle spalle, quindi bisogna avere l’accortezza di avere tutto il necessario più “stringato” possibile e non è cosa da poco! Già, la prima tappa che ho intrapreso a piedi mi si è presentata da subito in tutto il suo splendore e in tutte le sue difficoltà (bisogna anche considerare che avevo appena compiuto 72 anni e non avevo mai camminato né ero mai andata in montagna!)”. Il tuo Cammino in “numeri e tappe” come è stato? “Il mio cammino è stato solitario. Avrei voluto partire nel mese di giugno ma per impegni improrogabili, ho scelto il 27 di agosto. I periodi ottimali sono la primavera e settembre/ottobre. Il mese di agosto è micidiale per il caldo soprattutto nella Meseta, un lungo altipiano nella Castiglia-Leon. Ma procediamo con ordine. Sono partita, sola, il 27 di agosto alle 6,30 del mattino con il pullman che mi portava all’aeroporto di Bergamo. Destinazione Lourdes. Alla fermata successiva alla mia è salita una ragazza e subito ho pensato “ho trovato un’amica per il cammino” e così è stato. Fino ad un certo punto: siamo state insieme sino a Roncisvalle, poi lei è andata avanti da sola e ci siamo ritrovate solo alla fine, arrivando a Santiago insieme e sempre insieme siamo ritornate a casa. Molto bello. A Lourdes abbiamo preso il treno per Bayonne e da Bayonne il treno che ci ha portate a Saint Jean Pied de Port. Su quel treno eravamo solo più pellegrini. In pratica il cammino parte da Saint Jean. La prima tappa arriva a Roncisvalle, ma io ho preferito ancora prendere il pullman, in quanto tutti gli amici di Torino mi avevano vivamente sconsigliata di farlo dall’inizio. La traversata dei Pirenei è molto bella, infatti, ma ha un dislivello di 1200 metri e forse per me sarebbe stato veramente troppo, quindi il mio vero viaggio è iniziato solo a Roncisvalle. Un cartello recitava: “790 KM a Santiago”, ricordo di averlo guardato con una certa apprensione, poi ho incominciato il mio cammino seguendo la conchiglia e la freccia gialla, che non ho più abbandonato fino a Santiago. Le tappe le decidi come vuoi, in base alle tue capacità di resistenza, oppure in base ai tuoi interessi. Vi sono città e luoghi che meritano di essere visitati. E’ chiaro che tutto non si può vedere, è necessario operare delle scelte. Il cammino fino a Santiago è durato 34 giorni. La tappa più breve è stata di 18,5 km e quella più lunga di 36 Km”.
Tutti possono decidere di intraprendere questo Cammino? “Il cammino è assolutamente adatto a tutti, ma indubbiamente se uno ha dei problemi alla schiena o alle gambe non è un’esperienza certamente indicata. Nel Cammino ci si perde e ci si ritrova magari dopo centinaia di chilometri ed ogni volta che ci si incontra di nuovo è una festa gioiosa. Ho visto tanta bellissima gioventù ed è evidente che per loro il cammino è stato un percorso diverso dal mio. C’erano coppie non più giovanissime, ma molto affiatate, lo si scorgeva nel passo dalla stessa cadenza, armonica. Anche coppie di giovani molto teneri a vedersi. Molte donne e anche molti uomini soli. Ho fatto amicizia con un generale ottantenne accompagnato dalla figlia, che ha percorso circa 250 Km senza alcuna difficoltà e addirittura un signore di 86 anni che l’ha percorso tutto! Certo ci vuole anche molto spirito di adattamento, fermezza, fortuna, perché molti sono costretti a tornare a casa, magari per un infortunio, oppure ci si perde di coraggio. C’è anche chi percorre solo un tratto ogni anno, ma potendo, percorrerlo tutto insieme è decisamente un’altra cosa”. Dove potevi dormire e come gestivi e organizzavi le tue giornate? “Al mattino è consigliabile partire molto presto, alle sei, o comunque non più tardi delle sette, per arrivare nelle prime ore del pomeriggio. Le albe con quei paesaggi così aperti sono spettacolari! Anche la notte ha un suo fascino: mi è capitato più volte di vedere il cielo stellato ed è stato meraviglioso, pareva che le stelle mi piovessero addosso, grandi, luminosissime, da toccare con un dito. Non ho mai visto un cielo così! E’ decisamente meglio preparare lo zaino e tutto il necessario la sera prima di andare a dormire e se ci si alza molto presto è bene non disturbare chi dorme ancora. Le luci vengono accese alle 6 del mattino e alle 8 bisogna lasciare l’ostello, che verrà poi riaperto alle 13, mentre alla sera le luci vengono spente alle 22. Questa è la regola per tutto il cammino e per tutti gli albergue sia quelli municipali che quelli privati. Questi alloggiamenti sono esclusivi per i pellegrini. Vi sono grandi dormitori soprattutto in quelli municipali, con letti a castello. Uomini e donne tutti assieme. Servizi con doccia e acqua calda, quasi tutti hanno la lavatrice e anche la “secadora”. Ci sono anche le cucine attrezzate di tutto punto (tranne qualcuno) dove è possibile cucinare e tutti o quasi hanno il computer.
Insomma l’organizzazione direi che è perfetta. Poi come succede da qualsiasi parte, ci sono ostelli un po’ meno confortevoli di altri, nelle parrocchie o nei monasteri si dorme anche con i materassi per terra, a Puente Fitera non c’è la corrente elettrica e abbiamo cenato a lume di candela dopo aver ricevuto la lavanda dei piedi. (simbolica, naturalmente). Ci si mette, quindi, in cammino al mattino normalmente quando è ancora buio e brillano le stelle, magari illuminati ancora dalla luna piena, diversamente si utilizza la pila. Il percorso è ben segnato con la famosa conchiglia (concha) che è il simbolo del cammino di Santiago e la freccia gialla. Lungo il tragitto vi sono punti di ristoro dove fermarsi per un caffè o uno spuntino.S i trova di tutto, dai panini giganti alle tortillas, le empanadas, brioches, e altre specialità. Quasi tutti offrono il menù del pellegrino che consiste in un primo, un secondo, dolce, acqua e vino. Le “soupe” sono molto buone, e soprattutto alla sera fa piacere qualcosa di liquido e caldo. La pasta è immancabile, il pesce è eccellente, nella Navarra il pane è speciale, nella Galizia si trovano delle “poulperie” dove si serve esclusivamente il polipo che è veramente eccezionale per la sua morbidezza. Nelle città soprattutto a Santiago si trovano questi locali con “tapas” sfiziosissimi, da mangiarsi anche solo con gli occhi e per finire, la paella in diverse versioni e la sangria. Il pellegrino difficilmente cammina in gruppo, al massimo in due o tre persone e anche quelli che sono insieme quasi sempre finiscono per camminare da soli, perché ed è importante, ognuno deve tenere il proprio passo, il proprio ritmo, per stancarsi di meno. Quando ci si incontra ci si saluta: “Hola, buen camino”, sovente si socializza. Capita spesso che qualcuno che ti sorpassi e dopo averti salutato, si fermi per fare due parole, ti chiede di dove sei, dove intendi arrivare, e così via, poi se è più veloce di te, ti saluta e riprende il suo passo e tu ti immergi nuovamente dentro te stesso, nella natura e senza pensieri. Sei con tutto il mondo e fuori dal mondo, un’altra dimensione, un privilegio. Arrivati all’ostello dopo aver consegnato i documenti, si mette un timbro (sello) sulla credenziale che è quella che si presenterà all’arrivo a Santiago per avere la Compostela. Una delle prime cose che fa il pellegrino (in linea di massima) dopo che gli è stato assegnato il letto è fare la doccia, cambiarsi, curare i piedi e fare il bucato, poi può riposare. Le scarpe vanno messe in fila fuori dalle camerate in genere all’ingresso su grandi rastrelliere. Verso le sei pomeridiane solitamente c’è la messa del pellegrino, per chi vuole, naturalmente. Ogni paese che si tocca ha qualcosa di interessante da visitare e se i piedi, le gambe e la condizione fisica in generale lo permettono, si fa un po’ di “turismo”, per esempio tra Pamplona, Burgos, Leon e Astorga”. E il cammino continua….