La sindrome depressiva stagionale (S.A.D.): come, quando e perchè si manifesta

Esiste un legame particolare tra modificazione delle condizioni climatiche e stato di salute, che è diverso per ciascuno di noi. Così non è raro avvertire insoliti disturbi psico-fisici che sono la diretta conferma di come il nostro organismo si adatti ai cambi di stagione. Questa particolare sindrome si chiama meteoropatia e consiste in alterazioni di tipo neurovegetativo, che avvengono con la variazione del clima e delle stagioni. Anticamente tutto questo era già noto ad Ippocrate, il famoso medico greco, che già nel 400 a.C. cercava di spiegarne i motivi: “L’aria calda è responsabile degli stati infiammatori della pelle e l’aria fredda porta a crampi e alle coliche; come pure la predisposizione dell’anima cambia secondo la posizione in cui si trova il sole”. Il soggetto vulnerabile a livello psicologico, quello più ansioso e depresso è solitamente inquadrato come identità “meteo-labile”. Lo stress, un quotidiano sempre troppo pieno di impegni, la perdita dei valori, l’inquinamento, la competizione portata all’eccesso e altri fattori negativi hanno amplificato questa dimensione esistenziale, che diventa sempre più intollerante verso gli sbalzi climatici e tutto ciò che ne consegue.Chi ne è colpito, soffre di ricorrenti periodi out, che iniziano con l’arrivo dell’autunno e si protraggono per tutto l’inverno, scomparendo spontaneamente con l’arrivo della bella stagione. Dal punto di vista dell’eziologia patogenica sono tre le componenti biologiche determinanti nel modificare e/o migliorare il nostro stato di salute: melatonina, serotonina e vitamina D3.
L’ormone della melatonina è detto anche “del sonno” ed è rilasciato dalla ghiandola pineale. Durante la notte noi produciamo grosse quantità di questo materiale e il nostro orologio interno ne regola il rilascio delle prime irradiazioni solari della mattina, fino al suono della sveglia, dopodiché frena la successiva secrezione”. Tra l’autunno e l’inverno la percentuale di melatonina rimane alta durante il giorno e questo ci porta a manifestare uno strano e diffuso senso di stanchezza. La serotonina adempie a diversi compiti nel nostro organismo e regola e soprattutto il tono dell’umore. “Il livello di serotonina varia in funzione della quantità di luce solare naturale, in modo tale che in estate è a disposizione una porzione extra di questo neurotrasmettitore”. La vitamina D3, infine, prodotta dal corpo quando la luce del sole si propaga sulla pelle, contribuisce al nostro benessere psico-fisico. Con l’arrivo della stagione autunnale e ancor di più in inverno ci sentiamo più abbattuti e depressi, perché senza luce difettiamo di questa sostanza così importante.

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Ci sono persone che già da fine settembre cadono in uno stato di profonda prostrazione e tristezza, altre che hanno reazioni avverse al minimo cambiamento climatico già in autunno. E’ utile considerare la “meteolabilità” individuale, come regolata soprattutto dal tipo di esperienza che abbiamo vissuto in famiglia, quando eravamo più piccoli. Vari studi hanno, infatti, dimostrato che la natura dell’influenza della condizione meteorologica è più una forma mentis, un atteggiamento mentale ereditato dall’educazione ricevuta e dal modo di adattarsi ad essa (trasmissione generazionale). Chi è affetto da questa condizione, avverte un paio di giorni prima l’arrivo della perturbazione e manifesta segni inequivocabili: ipotensione, astenia, aumento dei dolori muscolo-articolari, palpitazioni e spesso mal di testa. Con il ritorno dell’alta pressione i sintomi scompaiono gradualmente, per ritornare al manifestarsi di un’altra, anche se questa volta con segnali meno evidenti e una maggior consapevolezza che porta a quello che viene chiamata “stato di adattamento”. A partire dagli anni’80 si parla di sindrome depressiva stagionale (S.A.D) quella studiata ed evidenziata dal gruppo di ricerca condotto dallo psichiatra Norman Rosenthal (Istituto Nazionale di Salute Mentale di Bethesda, USA), che ha formulato la proposta di combattere la depressione tramite le radiazioni della luce, usando quella che viene chiamata “terapia della Luce”, un mezzo efficace per migliorare questo disturbo dell’umore con risultati sempre migliori. ”L’apporto di luce attiva i fotorecettori nella retina, le cosiddette cellule gangliari retinali. Queste comunicano al cervello la porzione extra di luce, perché la produzione dell’ormone del sonno, la melatonina, sia bloccata nella ghiandola pineale. Quando la luce solare diminuisce oppure nell’oscurità, il meccanismo s’inverte. Come evidenzia un gruppo di scienziati dell’Università di Oulu (Finlandia), le proteine recettrici esistono non solo nell’occhio, ma anche altre sezioni del cervello stesso sono sensibili alla luce. La luce può attraverso il canale uditivo raggiungere le aree del cervello sensibili e dunque “schiarire” l’umore”. E’ importante seguire alcuni semplici consigli che, durante l’anno, possono alleviare fastidiose ricadute: “D’estate è consigliabile fare passeggiate all’ora di pranzo quando il sole è alto nel cielo e rimanere all’aria aperta il più a lungo possibile senza trascurare l’esercizio di una regolare attività fisica. Durante l’inverno è opportuno programmare vacanze in luoghi dove il giorno sia lungo. L’allestimento della cucina è altrettanto importante: fate in modo che la luce naturale illumini bene la stanza….Le pareti andrebbero dipinte con colori chiari e con tinte piacevoli all’occhio. Non trascurate gli aspetti positivi dell’inverno come il fuoco del camino e la lettura di un buon libro. Se tutti i precedenti rimedi falliscono, se possibile, trasferitevi in un luogo con clima assolato”. Nonostante queste ricerche si deve sottolineare, in conclusione, il ruolo fondamentale della psicologia nell’analizzare il problema anche secondo altre prospettive. “Il cielo nuvoloso porta effettivamente a sentirci “tristi”? Vale quindi la “formula” diretta causa-effetto: la modificazione tempo atmosferico porta come conseguenza un’alterazione dell’umore? Oppure, diversamente, tale perturbazione potrebbe essere re-interpretata in termini di “ significati” e vissuti personali legati alla storia di vita dell’individuo?”. Da queste riflessioni nascono spontanee altri tipi di conclusioni, legate soprattutto al comportamento individuale e alla formazione esistenziale di ciascuno di noi, perché il viaggio più misterioso è sempre quello che ognuno intraprende con se stesso e le proprie “perturbazioni”.