San Pietroburgo: visita alla Cattedrale della Resurrezione

Il mio incontro con San Pietroburgo e i suoi dintorni  ha trovato il suo momento più indimenticabile, quando mi sono trovata davanti alla famosa, imponente e meravigliosa Chiesa della Resurrezione.
E’ un colpo d’occhio inatteso, vederla spuntare così d’improvviso, sembra quasi che stia affiorando dalle acque del canale Griboedov! La chiesa, meglio nota come, del Salvatore sul Sangue o del Sangue versato, si nota da diversi punti della città: dal Campo di Marte, dalle rive della Mojka o dalla famosa prospettiva Nevskij. Ti appare come un’enorme struttura multicromatica, che subisce gli influssi della tradizionale architettura russa e pare ispirarsi alla chiese seicentesche di Jaroslavl e di Mosca e non come spesso si crede, alla notissima cattedrale di San Basilio, simbolo della Piazza Rossa. Per comprenderne la maestosità basta sottolineare alcune delle sue dimensioni: la sua superficie totale è di 1642,34 mq, soltanto quella interna è di 886,34 mq, mentre quella esclusivamente riferita alla copertura dei mosaici è di 7.000 mq, per un volume complessivo di 37.475 mc. Le altezze delle sue cupole offrono ancora più l’idea della vastità di questo complesso architettonico: le 4 cupole minori sono alte 44m, il campanile invece misura 61m e la cupola centrale si erge addirittura per 81m. Singolari e simboliche sono proprio queste ultime costruzioni che meglio si ispirano al significato profondo e solenne di questa immensa costruzione.
Storicamente parlando devi sapere che questa chiesa non è nata come luogo di culto, ma come luogo di memoria, interamente dedicata allo zar Alessandro II, dal figlio e successore Alessandro III. Vuole rappresentare il triste ricordo per l’attentato ad Alessandro II, imperatore russo, promotore di una serie di riforme di stampo democratico, tanto da essere stato definitivo “lo zar liberatore”, proprio per aver abolito la condizione dei servi della gleba nel 1861. Egli venne assassinato con un attentato organizzato da due terroristi il 1 marzo 1881 durante il suo ritorno, dopo una visita, al Palazzo d’Inverno. Subito si pensò alla costruzione di un’opera che rendesse omaggio a questa carismatica e fondamentale figura e il mese successivo alla sua morte venne indetto un concorso per progettare la chiesa-memoriale. Nel 1883 la sua costruzione venne affidata al vincitore, tale Alfred Parland, che accettò l’impegnativo compito di rendere eterno il ricordo di Alessandro II e creare un simbolo che incarnasse il concetto di Resurrezione.

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Nulla nella costruzione è lasciato al caso, ma tutto è frutto di una riflessione e di una ricerca attentissima per meglio esaltare la funzione dell’intero edificio. Ricchi sono i significati simbolici a partire, appunto, dalla dimensione della cupola maggiore (81 metri) che ricorda l’anno della morte (1881) o quella del campanile (61 metri) a testimonianza di una delle riforme sociali più importanti dello zar (1861 servi della gleba).
Lo stile scelto per la sua costruzione si distingue dagli altri edifici neoclassici e barocchi del resto della città: qui si intrecciano, prevalentemente, elementi dell’architettura slava e russa. All’esterno sono visibili cupole originali e particolarissime. In tutto sono nove: quattro dorate, tra cui spicca quella più grande con il campanile e cinque rivestite da smalti coloratissimi e di grande effetto.
E’ possibile visitare l’interno della chiesa, incredibilmente suggestivo, forse perché la luce che filtra crea un’atmosfera molto particolare e sacra. E’ l’unica chiesa russa in cui si trovano stupendi mosaici, che ricoprono una superficie decorata così vasta. Ciò che maggiormente colpisce sono i colori che si stemperano in varie gradazioni, accompagnati da una tonalità d’oro che li rende ancora più esclusivi. La base della chiesa accoglie venti lastre di granito norvegese di colore rosso scuro con incise le iniziative riformiste del governo di Alessandro II, i momenti della vita di Gesù, la predicazione e i miracoli, un ennesimo omaggio simbolico che suggerisce un parallelismo tra lo zar e Gesù. Non mancano elementi di grande pregio come: il baldacchino e i grandi timpani.
Il baldacchino, in diaspro grigio-viola dell’ Altaj, venne costruito esattamente nel punto preciso in cui cadde, ferito a morte, lo zar. Lo stesso architetto Parland lo terminò nel 1907. E’ una struttura formata da 4 colonne con capitelli. I pilastri presentano le icone dei santi patroni dei Romanov, la famiglia reale russa.. Qui si trovano, inoltre, i 24 timpani a kokosnik (diademi) distribuiti su 3 file e alcune delle pietre del selciato, ancora macchiate di sangue, in ricordo del tragico evento. Stupenda è, infine, la croce decorata con 112 topazi posizionata in alto, al vertice e che sigilla la costruzione.
Dopo essere stata per lungo tempo “dimenticata”, vivendo momenti di totale abbandono, nel 1970 è entrata a far parte del Museo statale della cattedrale di San Isacco ed ha quindi ottenuto il giusto e sacro riconoscimento. Terminati una serie di incredibili restauri, venne riaperta come museo solo nel 1997. Attualmente è uno dei tesori architettonici più straordinari del mondo, simbolo di una San Pietroburgo deliziosamente preziosa.