Arte e spiritualità a Bologna: dalla Cattedrale di San Pietro alla Basilica di San Giacomo Maggiore
E’ capitato a tanti, se non a tutti, di confondere la famosa basilica di San Petronio, con quella che è l’autentica cattedrale di Bologna, una delle città più accoglienti e suggestive d’Italia. Perché, infatti, la facciata di San Pietro, non si staglia in Piazza Maggiore, ma si distende, quasi mimetizzandosi tra gli edifici che percorrono via Indipendenza, sempre nella zona del centro. Le sue antichissime origini risalgono al X secolo circa, quando qui sorgeva un insieme di edifici paleocristiani. Intorno al 1141 la sua struttura venne distrutta da un incendio e successivamente si pensò alla sua ricostruzione inizialmente con uno stile che propendeva più per il romanico. Ma il suo futuro architettonico, ancora, non era stato definito del tutto. Tra le tappe storiche più interessanti per la sua nuova veste, una è quella che le conferisce un ruolo d’eccellenza. Il 1582 Ugo Boncompagni, meglio noto come papa Gregorio XIII, di origine bolognese, volle accrescere l’importanza della cattedrale stessa, rendendola sede vescovile, chiesa metropolitana. Intanto del suo corpo architettonico, troneggia la facciata settecentesca dipinta di rosso, il colore di Bologna e delle sue torri indimenticabili, bordata di un profilo bianco di pietra d’Istria, opera di Antonio Torreggiani. L’interno della struttura è un’esplosione di emozioni silenziose: dalla navata centrale lo sguardo si perde tutto intorno, dove la luce è protagonista, tra un dedalo di elementi in oro, argento e marmo. E’ sicuramente un luogo di spiritualità tangibile e di accoglienza discreta, che non può lasciare indifferenti. Il presbiterio, che si scorge sullo sfondo, risale alla fine del Cinquecento e vede la luce grazie all’intervento del cardinale Gabriele Paleotti. Il dipinto posizionato poco sopra l’altare maggiore, quello dell’ “Annunciazione” (1619) , è opera di Ludovico Carracci, uno dei suoi ultimi lavori. Una serie di confessionali si susseguono in un mistico silenzio, mentre il “Compianto sul Cristo morto“, realizzato intorno al 1523 da Alfonso Lombardi, regala momenti di autentico coinvolgimento.
Curiosi e solidi testimoni del passato, di quella che un tempo era la porta dei Leoni, sono invece le due sculture in marmo rosso, un leone e una leonessa, che si ergono all’ingresso e attirano l’attenzione di chiunque. Anche la Cattedrale ha il suo tesoro, oggetti di grande pregio, come croci, mitrie e ostensori, esposti in uno spazio museale, a cui si accede con facilità dalla navata di sinistra, solo con prenotazione.
Restando in tema di tesori da scoprire, San Giacomo Maggiore merita un posto di rilievo. Ad una facciata tipicamente in stile romanico, si oppone un interno rinascimentale, ampio e luminoso, merito anche delle finestre rettangolari, che hanno sostituito le iniziali monofore. La struttura architettonica prevede ben 35 cappelle che alternano capolavori pittorici di grande valore artistico: come la “Concezione del Battista” e “Giovanni che battezza le folle” di Pellegrino Tibaldi e il “San Rocco” di Ludovico Carracci. Il capolavoro da ammirare resta, però, la Cappella Bentivoglio, adiacente alla Chiesa. La nobile famiglia testimoniò qui la sua presenza con il meraviglioso palazzo omonimo, i dipinti del vicino oratorio di Santa Cecilia e la cappella che Annibale Bentivoglio, acquistò nel 1445 prima di morire. L’atmosfera delicata prodotta dal dipinto di famiglia “La Madonna in trono e la famiglia Bentivoglio” è l’esempio di una cultura pittorica di grande pregio, del maestro ferrarese Lorenzo Costa, che si avvicinò alla creazione di quest’opera intorno al 1488.
Bologna è cosi: ti racconta la sua storia sussurrando tra pietre e colori, tra arte silenziosa e significativa bellezza, spaziando in secoli di sacralità.