Alpitrek: esperienze di vita tra cavalli e natura
La passione che ho coltivato negli anni per la natura e i cavalli mi hanno portato a seguire da sempre Mauro Ferraris, che conosco da una vita e di cui apprezzo i valori e lo spirito semplice e avventuroso che ho ritrovato in Alpitrek, nella sua Alpitrek.
1.Introduzione e storia di Alpitrek ” Alpitrek è un termine inventato nel 1981 da Mauro Ferraris e Luciano Paolucci per dare un nome alla cavalcata delle Alpi da Ventimiglia a Venezia nel 1983. L’epico raid si è svolto in 42 giorni di marcia ininterrotta, scavalcando un colle al giorno. Dopo questa azione la parola è diventata sinonimo del gruppo di cavalieri che la componevano. Il primo periodo va dal 1973 al 1980, quando uno sparuto gruppo di cavalieri sale sulle montagne; il secondo arriva fino al 1985 ed è quello delle grandi imprese, spettacolari, d’effetto, tecnicamente ben preparate; il terzo, iniziato nel 1985, si è dedicato alla formazione professionale attraverso la scuola di trekking a cavallo alpino. La storia sembrava esaurita proprio nel 1995 quando Silla, uno dei pilastri del gruppo, aveva pensato di tornare in Germania per svolgere la professione di medico veterinario. Daniele, Piero e Mauro avevano deciso, allora, di dare “l’ultimo calcio al pallone” per chiudere in bellezza. ripercorrendo nel 1998 l’itinerario seguito fino in Russia. Nel frattempo, però, i bambini che avevano conosciuto l’Alpitrek, crescevano in sella e il gruppo si rigenerava su basi nuove nel rispetto della tradizione: un gruppo variegato, tanto che ancora oggi non ci si deve stupire nel vedere andar sereni gente così tanto diversa!”
2. Quale filosofia anima l’Alpitrek? “Nulla è più pericoloso di un dilettante privo di umiltà“. “Nell’Alpitrek non trovano spazio l’agonismo, il protagonismo e neanche il concetto normale del turismo, l’Alpitrek è un’altra cosa, spiegarla è difficile, assomiglia a un gesto, un comportamento di attenzione, un atteggiamento di buona disponibilità, dove non è tutto riconducibile ad una tecnica frequentabile, ma attraverso l’acquisizione di essa, possa diventare frequentabile con il cavallo, il sentimento dell’epico e dell’etico. L’Alpitrek è un’associazione culturale e per nulla sportiva”.
3. Perché cavallo e fede rappresentano un binomio così importante? “Animale valutante per eccellenza, il cavallo per l’Alpitrek è tutto: “fine e mezzo”, il cavallo è la sua “forza morale”. Noi dell’Alpitrek abbiamo il sentimento dell’angoscia, tipico dell’etimologia del termine “agonismo”, della lotta e anche un po’ dell’agitazione. Sono proprio questi “sentimenti” che ci spingono sulle montagne, con i cavalli, animali lontani dalla valutazione del profitto, che vivono con noi il sentiero della condivisione e della forza, ma non quello della competizione o della supremazia dello sport. I cavalieri dell’Alpitrek rimangono estremamente estranei ai fenomeni della competizione e della vittoria, al prezzo del risparmio, dell’attenzione, dell’economia, e dell’essenzialità intese come rispetto. Nell’Alpitrek la fede è visibile nel comportamento delle persone, anche in quelle che affermano di non credere. Molti credono nel loro Dio, ma nessuno pensa che il proprio sia Unico. L’Alpitrek ha molti amici perchè non si “pone”, ma accetta, non fa distinzioni di color di pelle o di idee, la fa, invece, tra gli onesti e i disonesti, tra la gente leale e coloro che mentono. Tra i numerosi amici dell’Alpitrek ci sono dei libertari e anche preti cattolici”.
4. Quali sono le attività di Alpitrek? “L’Alpitrek è una scuola di equitazione alpina e le attività sono rivolte a tutti quelli che vogliono risalire sentieri di montagna nel rispetto del metodo. Si parte dalla lezione in ‘palestra’, alla giornata a cavallo in montagna, dal trekking di più giorni in terre selvagge alla lezione di storia alla Sacra di san Michele o all’esposizione divulgativa in contesti come fiere e saloni. L’obiettivo di questo variegato insieme di attività è sempre quello di apprendere il metodo e poter attraversare questo mondo con un mezzo così antico quale il cavallo è.”
5. Chi sono i veterani, le guide, gli allievi-guida e i fiancheggiatori? “I veterani sono quelli che hanno inventato questo modo di coniugare il metodo di equitazione naturale all’alpinismo e allo scoutismo da cui tutti provengono. Le guide e gli allievi-guida sono quelli che sanno la strada e possono accompagnare in sicurezza lunghe file di cavalieri in posti meravigliosi. I fiancheggiatori sono persone che hanno sostenuto l’associazione con le loro capacità spesso straordinarie, molti di loro non sono neanche mai andati a cavallo o comunque non ne sono rimasti coinvolti in maniera vitale, ma sono sempre stati così vicini da essere coinvolti in ogni più straordinaria avventura, anche perché molte, senza di loro, non sarebbero state possibili”.
7. Che rapporto c’è tra Alpitrek e lo scoutismo? “Molti dei cavalieri dell’Alpitrek si sono formati nelle file dello scoutismo. Le regole fondamentali scritte da Lord Baden Powel in “Scoutismo per ragazzi” sembrano tratte dall’antico codice cavalleresco. Non a caso San Giorgio è patrono dei cavalieri e degli scout. Una delle regole principali dello scoutismo è l’autodisciplina condivisa dall’Alpitrek. E’ per questo che le regole (educazione, cortesia, servizio, lealtà, bell’animo) sono ferree, perché liberamente scelte. In più, per fortuna o purtroppo, è rimasto in qualche modo nell’animo dell’Alpitrek proprio questo spirito educativo dello scoutismo, segno distintivo da quelle associazioni che questo intento non l’hanno. Negli ultimi quindici anni l’Alpitrek ha messo a disposizione la sua struttura nei pressi di Giaveno per l’attività di reparti scout e i cavalli dell’Alpitrek ne hanno portati molti sulle loro groppe. Alleghiamo “La valle degli esploratori”, documentabile sul sito, un progetto sperimentale per attività congiunte tra l’A.G.E.S.C.I. e l’Alpitrek”.
8. E quale legame esiste con l’esercito?
“L’Alpitrek è nato nel completo rispetto dei principi della tradizione militare, anche se pochi lo sanno. E non è contraddittoria la sua specializzazione nell’alta montagna in quanto abbiamo adottato senza modificarlo il metodo dell’equitazione naturale inventato da Federigo Caprilli, adattandone le caratteristiche all’ambiente montano ed usando esclusivamente selle italiane da “caccia”, poi modificate alle necessità del trekking.Nel febbraio del 1987 Franco Faggiani, allora direttore dello Sperone, aveva inviato Mauro Ferraris a documentare il campo invernale della 7° batteria someggiata “Gruppo Pinerolo” della Brigata Alpina Taurinense. Questa esperienza vissuta sul campo da gente dell’Alpitrek con l’artiglieria da montagna aveva instaurato sentimenti di reciproca amicizia e l’interesse dei resoconti pubblicati su riviste di settore e non solo, aveva creato rapporti durati sino al congedo dei muli dall’esercito. Con queste premesse ancora adesso abbiamo rapporti di amicizia con alcuni ufficiali, sottufficiali e soldati conosciuti in quel frangente e, per alcuni anni, abbiamo visto quadrupedi con le stellette che hanno ancora coraggiosamente lavorato con margari nelle nostre montagne dopo essere stati congedati. Osservando il metodo di progressione dell’artiglieria, il modo in cui si accampavano e l’organizzazione logistica, l’Alpitrek ha imparato molto aumentando ancor di più l’efficienza che già aveva sul terreno e, onestamente, anche lo spirito di avventura.
9. Esistono pubblicazioni, materiale o modalità per avvicinarsi meglio a questa vostra coinvolgente realtà? Quest’anno abbiamo quasi avuto il dovere di ristampare l’Oregon Trail di Francis Parknam, una delle più oneste descrizioni dell’Ovest americano mai scritte, opera stra-conosciuta negli Stati Uniti, ma poco nel nostro paese: Parkman non viaggiava per lavoro, ma per un suo curioso e all’inizio personale interesse etnologico. Era uomo del suo tempo e vedeva gli indigeni con occhi ben diversi, rispetto alla moda del nostro. Pensiamo, quindi, che queste considerazioni siano una buona ragione per pubblicare ora questo suo scritto. Ma c’è anche un altro motivo: il nostro gruppo di cavalieri, l’Alpitrek, ha come modello il vecchio stile di vita dei cacciatori nomadi a cavallo delle grandi pianure, i tipì sono le nostre seconde dimore, leggendo le pagine del diario ci siamo accorti che la nostra frontiera, la montagna, per diversi aspetti è simile alla sua, lontana dagli insediamenti culturali proposti dal “civile”:campi, tende, zanzare, bivacchi, avamposti, abbiamo studiato e appreso la loro mentalità, senza sforzo perché già simile alla nostra, ma soprattutto è il cavallo il comune denominatore, il cavallo per loro e per noi è Sunka Wakan condizione della libertà. Riordinando il materiale raccolto negli anni in cui ha frequentato l’artiglieria da montagna, Mauro Ferraris ha dato luce al libro ‘L’ultima Volta’ in cui documenta l’ultima uscita dei muli della Settima Batteria prima del definitivo congedo, che coincise con la fine della leva obbligatoria nell’esercito italiano. Diversi anni fa scrisse, invece, un manuale intitolato ‘Trekking a cavallo’ che è ancora oggi una pietra miliare per chi si avvicina a questa disciplina. Da qualche anno, con cadenza semestrale pubblichiamo una rivista online gratuita: “I Quaderni dell’Alpitrek”. Rivista culturale sull’ Umana Avventura, che indaga gli svariati temi congeniali agli obiettivi della scuola: dagli approfondimenti di veterinaria e mascalcia, ai resoconti di avventure e viaggi a cavallo, alla storia degli Indiani del Nordamerica e di quei popoli che hanno fatto del cavallo la loro forza morale. Il fulcro è l’uomo a cavallo in tutte le possibili sfaccettature. Il laboratorio dell’associazione produce, infine, coltelli, attrezzature per il trekking a cavallo, autentiche ricreazioni di tipì, abiti e oggetti degli Indiani delle Grandi Pianure. Ogni oggetto è unico e irripetibile, l’unico modo per vedere di cosa si tratta è contattare direttamente Mauro Ferraris che li sogna e li crea.
10. E’ possibile avere un contatto diretto con Alpitrek? Per informazioni, dettagli, eventi e corsi potete rivolgervi al sito ufficiale, nato con l’intento di divulgare il più possibile le nostre più significative esperienze.
C’è una vita di valori, natura e amore per i cavalli che si snoda avventurosa e fiera tra i cavalieri dell’Alpitrek.