Fast Food Vegetariani in Italia e nel mondo
E’ un universo variegatissimo quello del popolo “verde” dove oltre ai conosciutissimi vegetariani (che escludono nella loro dieta la carne, ma accettano i formaggi con caglio vegetale e le uova non fecondate) si sono aggiunti nel tempo i crudisti che seguono la teoria del dott. Maximilian Oskar Bircher-Benner (1897) che propone un’alimentazione a base di cibi crudi (es. il famoso Bircher muesli con yogurt, fiocchi d’avena e frutta secca. Tra i sostenitori del passato anche Gandhi e Steve Jobs. Ultimamente la versione “onnivora” che prevede carpacci, sushi e sashimi. Poi ci sono i flexitarian o “vegetariani intermittenti” secondo la definizione del “Urban dictionary” che descrive con questo neologismo la “filosofia gastronomica di quanti prevalentemente si nutrono di prodotti vegetali, ma sono pronti ad affrontare con gusto bistecche e arrosti e tutte le creature del mondo acquatico quando se ne presenti l’occasione”. Si tratta di “vegetariani occasionali con tendenza mondana”, senza motivazioni ideologiche vere e proprie che seguono il best-seller del loro fondatore “The flexitarian diet”. A seguire i vegani. La loro non è solo una dieta, ma un vero e proprio stile di vita che “condanna le pratiche legate all’allevamento industriale alla sperimentazione sugli animali e applica i principi biodinamici dell’agricoltura”. E ancora i fishvegetarian o pescatarian, cioè coloro che rifiutano la carne ma “mangiano pesce, molluschi e crostacei”, alimentazione tipica di chi vive in Paesi costieri, “dal Mediterraneo alle coste dell’Asia, dell’Europa del Nord, dei Caraibi” e infine i cacciatori verdi che mangiano ciò che cacciano o raccolgono con le mani, perché “l’etica esige di essere responsabili in prima persona del proprio sostentamento, fuori dalle logiche della coltivazione intensiva e dell’industria alimentare” . Li chiamano anche i “talebani del paleo-lifestyle” e vi si trovano chi raccoglie erbe e frutti selvatici o chi custodisce i semi di vegetali quasi del tutto estinti.
L’alimentazione “green”,però, non è esclusiva di vegetariani o dei moderni vegani, ma anche di tutti coloro “in cerca di un pasto privo di proteine animali”. Così oltre ai numerosissimi ristoranti che negli anni si sono moltiplicati in ogni parte del mondo, sono nate anche una serie di alternative, per soddisfare le diverse esigenze alimentari. Il concetto di “naturalità” è espresso da Maoz, la catena di fast food vegetariani più diffusa nel mondo. Curiosa l’espressione “qui il falafel è preferito all’ hamburger” che sottolinea interamente lo stile e l’approccio alimentare rispettato. Sapore e gusto sono garantiti da una serie di menu che potrai liberamente scegliere e comporre secondo il tuo piacere a prezzi decisamente low cost. Dove sono? Le sedi più numerose sono negli Stati Uniti e in Olanda, ma puoi trovarne anche a Parigi, Londra e in Spagna. Sempre in Spagna, la filosofia del “mangiare sano”, trova la sua massima espressione nella catena dei Fresc Co. Non parliamo solo di cultura vegetariana, ma dell’esaltazione della cucina mediterranea, scrupolosamente preparata per una clientela attenta alla propria salute. Sono dei self-service molto particolari che offrono la possibilità del “buffet libre”, un buffet totalmente libero, con una grande varietà di piatti freddi e caldi, ideali per un pranzo genuino a un prezzo concorrenziale. Li trovi in diverse città della Spagna: Barcellona, Tarragona, Valencia, Salamanca, Santander, San Sebastian e Madrid.
E in Italia? A Milano ecco Ilovevegetarian e già il nome dice tutto! Si tratta di un fast food vegetariano, che si dedica alla “alla proposta di cibi e bevande ottenuti dalla lavorazione giornaliera di frutta e verdura, fresca e selezionata”. Interessante e notevole è l’attenzione verso i prodotti biodegradabili, “a chilometro zero”, per offrire menu di qualità, nell’ottica del “mangiar bene” e nel “rispetto del proprio corpo e dell’ambiente”. Ottima, tra l’altro, l’idea dell’ordinazione e consegna a domicilio, dopo aver scelto tra i menu che settimanalmente vengono proposti e con la possibilità di gustare una varietà incredibile di frullati e centrifugati o interessanti colazioni “naturali”. A Roma, invece, in via Macerata in zona Pigneto c’è un locale interamente “bio” dal nome Vitaminas 24. Cucina naturale e biologica, frullati, insalate e macedonia, piatti anche da asporto e un pizzico di ritmo e sapore “brasiliano”, animano questo piccolo ma interessante punto di ritrovo. E sempre dalla cucina di casa nostra ecco l’ormai diffuso Prisotto, che propone un uso diverso del riso. In pratica la famosissima azienda Riso Gallo, propone la pizza di riso (risotto preparato e condito, disposto su una teglia da forno con aggiunta di pomodoro, mozzarella, olio e altri ingredienti a scelta), per avvicinare i consumatori ad un prodotto genuino e ricco di tradizione. Dove gustarla? Nei ristoranti Chicchiricchi presenti sul territorio. Infine, per tutti coloro che sono confusi e indecisi nel tentare di coniugare il sapore con la formula green food, ecco il ricettario utile da consultare: “Vegetariano gourmand”, mentre per chi vuole saperne di più, c’è un magazine on line da non perdere: Vegolosi.it “gestito da giovanissimi che si propongono come punto di riferimento per sfatare l’idea della cucina vegetariana punitiva e insapore“. Da provare!