Firenze: arte, letteratura e magia del “Diladdarno”
“Tutto qui spira grandezza, gusto, umanità, purezza, e bellezza, nel più alto grado. Credo che sarei più felice qui con voi, che in qualsiasi altro luogo. Ciò è il massimo elogio che io possa fare a questa città…”. (Klemens von Metternich)
Firenze è un piccolo tesoro da scoprire. Spiritualità e storia si susseguono con deliziosa sorpresa, soprattutto nella zona del suo centro storico, ma poi attraversi il fiume e scopri, invece, tutta un’altra Firenze. L’Oltrarno è tutto quello che c’è della città, prescindendo il centro storico. L’Arno “d’argento” cosi come è riconosciuto da molti, rappresenta una grande tradizione per i fiorentini. In epoca antica, sulle sponde del fiume si contavano tantissime attività commerciali: le sue acque alimentavano il lavoro dei mulini, i traghettatori di legname o i pescatori vedevano qui, una fonte di reddito non indifferente. Nonostante le vicende di cronaca terrificanti che hanno visto l’Arno, come dispensatore di morte e di tragedie, emblematiche quelle dell’alluvione, l’amore per questo fiume e per i magnifici ponti che lo attraversano, resta immutato. Il Ponte alle Grazie, per esempio, collega lo storico quartiere di Santa Croce, con quello artistico di San Niccolò. Percorrerlo è un po’ sognare, attraverso una veduta, senza dubbio, altamente suggestiva, che sfiora i contorni dei monumenti simbolo della città e ti avvicina alla storia di un popolo e alla sua arte di strada. Già, perché il quartiere di San Nicolò è l’emblema della creatività, che qui si concretizza nelle sue forme più diverse. Clet Abraham, artista bretone di grande fama, apre il suo atelier in via Sant’Olmo con l’intento di diffondere quel senso di libertà e di “alternativo” che tanto lo contraddistingue, ma il ritrovo sicuramente più esclusivo di questa forma d’arte così diversificata e sperimentale, è senza dubbio la Street Levels Gallery, riconducibile alla comunicatività del giovane Matteo Bidini.
Qui viene esaltata e riconosciuta come moderna e urbana, la tecnica del paste up, una decisa evoluzione della street art, diffusa negli Stati Uniti e in Spagna, che si avvale della possibilità di disegnare e incollare ai muri con colle biologiche, quanto prodotto in precedenza su carta. Il “Diladdarno”, la rive gauche dei fiorentini, ti proietta rapidamente in una Firenze insolita, carismatica e curiosa, di cui San Frediano è un altro luogo di tendenza rappresentativo. L’arte popolare si ricorda proprio qui, dove Vasco Pratolini ambientò uno dei suoi romanzi più famosi “Le ragazze di San Frediano”, che meglio incarna lo spirito del quartiere: “nei vicoli di Sanfrediano, il popolo che fu contemporaneo di quei Padri, ci si muove in carne e ossa, vi sta di uscio e bottega”. La porta di ingresso al quartiere, Porta di San Frediano, costruita da Andrea Pisano, tra il 1332 e il 1334 è ancora ben conservata. Fin dall’epoca medievale, questo luogo venne abitato da artigiani e operai, “la parte più becera e più vivace dei fiorentini” quella che vive di attività antiche e di tradizioni mai abbandonate e lo testimoniano i nomi curiosi delle strade, come via dei Cardatori o piazza del Tiratoio. Gradualmente è diventato il quartiere più alternativo, quello da ricercare e ricercato, quello ideale per una passeggiata fuori dai ritmi caotici del centro, che incarna un’atmosfera schietta e vivace, spirituale e storica. Trattorie tipiche, negozietti d’epoca, chiese dal passato importante e scorci di indubbia suggestione: la Firenze che non ti aspetti di incontrare, ti invita a lasciarsi prendere per mano.