Istanbul e la suggestiva origine di Santa Sofia
Santa Sofia è senza dubbio uno dei simboli più rappresentativi di Istanbul, dala storia particolarmente travagliata e affascinante. Inizialmente edificata nel 415 da Teodosio II, venne distrutta nel 532. Il 562 è l’anno di Giustiniano che elaborò il suo interessante progetto, volto alla realizzazione di una nuova basilica che potesse rendere omaggio alla sua gloria. Isidoro di Mileto e Antemio di Tralle furono gli architetti più famosi dell’Asia Minore, chiamati a costruire Santa Sofia. La chiesa ”costituisce uno spettacolo di meravigliosa bellezza, sconvolgente per chi lo contempla, incredibile per chi ne sente solo parlare. Infatti, essa si erge quasi a toccare il cielo e quasi ondeggiando svetta sugli altri edifici sovrastando l’intera Città..” Così scriveva con enfasi e passioni Procopio (VI sec) lo storico contemporaneo di Giustiniano, per definire l’edificio più spettacolare di questa metropoli fondata da Costantino sulle rive del Bosforo. Santa Sofia sposa il significato che le appartiene, quella Divina Sapienza degna dell’imperatore. E’ a pianta quadrata anche se non sembra, perchè presenta due semicupole maggiori e quattro minori che determinano un particolarissimo senso indeterminazione delle dimensioni, accentuato da gallerie decisamente profonde. Nel 1204 la chiesa venne saccheggiata e i suoi tesori, tra cui l’altare in oro venne rubato. Nel 1453 la conquista turca di Costantinopoli segnò il declino dell’impero bizantino e aprì un’altra pagina di storia. Istanbul divenne la nuova capitale, un ponte tra Oriente e Occidente, proprio come oggi e questo portò anche ad un cambio di destinazione proprio di Santa Sofia, che divenne la moschea nota con il nome di Ayasofya Camij.
Le modificazioni strutturali più evidenti furono quelle che trasformarono la chiesa in un luogo di culto ottomano: si aggiunsero ben 4 minareti, i mausolei (turbe) trovarono spazio in giardino e vennero destinati ad accogliere le tombe dei sultani e delle loro famiglie, ma il dettaglio forse più caratteristico è dato dai medaglioni situati all’interno Nello spazio centrale, infatti, sono appesi 8 dischi dal diametro di 7 metri e mezzo, che portano i nomi di Allah, del profeta, dei primi 4 califfi (VII sec) e dei due figli del califfo Alì, l’ultimo dei quattro, che furono eseguiti dal calligrafo Kazasker Mustafa Izzet Efendi (XIX sec). Entrare a Santa Sofia è un’emozione immensa, è come se ti avvolgesse un’atmosfera di impalpabile calore, che porta inevitabilmente ad una stato di meraviglia! La luce è il simbolo di questa costruzione, che nelle varie ristrutturazioni, non ha mai perso la sua importanza e la sua intensità: dalle 40 finestre viene filtrata attraverso le 107 colonne interne, che sostengono le varie gallerie e arriva ad illuminare gli splendidi coloratissimi mosaici, frutto di evidenti influenze del gotico occidentale. Santa Sofia è un microcosmo di delicati tesori “il pavimento è il mare, gli archi i quattro lati del mondo, i mosaici il firmamento”. Sempre Procopio, inoltre, sostiene che “si potrebbe pensare che l’interno non sia illuminato dall’esterno, dal sole, ma che la luminosità scaturisca dall’interno stesso, tale è la ricchezza di luce che si riversa in questo santuario”. Il 1935 segna una data importante che apre ad una nuova vita per Santa Sofia, trasformata da Mustafa Kemal Ataturk questa volta in un Museo, tra i più visitati e grandiosi della città.
Santa Sofia domina sul Corno d’Oro, il suo profilo maestoso è l’immagine di Istanbul nel mondo.