Joan Mirò: “La forza della materia” in mostra al MUDEC-Milano
Personaggio eccentrico Joan Mirò, uno di quei pittori geniali che non si dimenticano così facilmente, che ti appassionano o che rifuggi da subito, ma che di sicuro non puoi ignorare. Nasce nel 1893 a Barcellona e muore a Palma de Mallorca nel 1983, personalità complessa, riservata, spiritualmente legato alla corrente del Surrealismo, in un periodo, quello degli Anni Venti e Trenta in cui il fervore artistico sgorgava da ogni parte. “Il surrealismo mi ha permesso di superare di gran lunga la ricerca plastica, mi ha guidato nel cuore della poesia, nel cuore della gioia: gioia di scoprire quel che faccio dopo averlo fatto, di sentire che il senso e il titolo del quadro si gonfiano dentro di me a mano a mano che lo dipingo.” La mostra intitolata “La forza della materia”, promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 Ore e presente al Mudec di Milano fino al prossimo 11 settembre 2016, è curata dalla Fundació Joan Miró di Barcellona, sotto la direzione di Rosa Maria Malet. Un percorso espositivo molto particolare anche nell’allestimento cromatico, suddiviso in 4 sezioni, che presentano i lavori del maestro catalano, poco più di 100, in un periodo compreso tra il 1931 e il 1981, mettendone in risalto la sua particolarissima predisposizione per lo sperimentare sempre e al di sopra di tutte le tecniche conosciute, offrendo così una percezione insolita di questa sua arte così deliziosamente primitiva. “Le cose seguono il loro corso naturale. Crescono, maturano. Bisogna fare innesti. Bisogna irrigare come si fa con l’insalata. Maturano nel mio spirito”.
La materia e il suo intrinseco significato sono il fulcro di questa forma di narrazione artistica, che traduce il simbolismo onirico della sue esistenza, costituito da paesaggi, ambienti, soggetti che ne hanno esaltato con il tempo, la sua arte e la sua creatività. “Gli spazi vuoti, gli orizzonti vuoti, le pianure vuote, tutto quello che è spoglio mi ha sempre profondamente impressionato”. Legno, cartone, tela è qui che si fondono i colori primari con i “suoi” neri, che scavalcano ogni logica pittorica e infondono un senso di essenzialità e di vivace stupore. Una purezza di forme e di tratti che non trova paragone nella storia dell’arte moderna e rendono a Mirò quel suo essere così inconfondibile e unico nel suo genere.
Interessante è lo spazio dedicato ad un serie di sculture, particolarissimi oggetti di bronzo come la Donna con bel cappello (1971): “Una scultura deve reggere all’aria aperta, nella natura libera”. Mirò è, forse, l’unico del suo tempo a coniugare tecniche e materiali, con così tanta naturalezza, da riuscire a trovare realizzazione e piacere nella loro essenza. La mostra che lo vede protagonista, nella sempre accattivante cornice di una Milano attenta all’arte in tutte le sue forme, si completa attraverso un’esperienza multisensoriale di grande spessore. Se la forza della “materia pittorica” è esaltata in ogni suo aspetto, la forza della “materia tecnologica”, quella che più appartiene al nostro mondo, consente di vivere uno scenario emozionante e coinvolgente. Tutti i visitatori, infatti, potranno sperimentare le nuove installazioni, i dispositivi di realtà virtuale presenti per scoprire un Mirò “multimediale” e ancora più affascinante. “Il solo modo di rinnovarsi è di svecchiare, di dare un’energia pulita”: Mirò ci è riuscito e questa mostra né è la più incredibile testimonianza.