La Certosa di Bologna: spiritualità e arte riposano qui
La visita la Cimitero storico monumentale di Bologna può sembrare qualcosa di insolito, lontano dai battuti percorsi turistici tradizionali, in realtà offre spunti culturali ed emozionali di grande fascino. La Certosa è uno dei cimiteri più antichi d’Europa, un monumento storico e architettonico di valore internazionale, un luogo in cui l’arte viene celebrata in modo sobrio e suggestivo e dove la spiritualità si materializza ad ogni passo. Fondato nel 1801, sfruttando ciò che restava del convento certosino del 1334, poi soppresso da Napoleone nel 1796, il cimitero si presenta con la chiesa di San Girolamo e il Chiostro Terzo, il complesso monumentale vero simbolo del cimitero. La Chiesa presenta un ciclo di dipinti dedicati alla vita di Cristo, testimonianza viva della pittura bolognese del XVII secolo, ma sono le tombe presenti nel Chiostro, prima dipinte, poi quelle in stucco e, infine, in marmo e in bronzo, che attirano l’attenzione e rendono questo luogo così incredibilmente vibrante.. Anticamente, infatti, i primi monumenti sepolcrali riflettevano la tradizione quadraturistica bolognese, realizzata da artisti come Gaetano Caponeri, Antonio Basoli e Gian Battista Frulli. Solo in seguito con la costruzione di tombe più articolate, attraverso le opere di Giacomo De Maria, Salvino Salvini, Vincenzo Vela e Stefano Galletti, il cimitero della Certosa ha raggiunto l’apice del suo splendore. L’insieme di logge e di altri edifici presenti e rinnovati nel corso del varie epoche, disegnano la storia dell’arte bolognese, che si è evoluta tra il XIX e il XX secolo. Disposta su una superficie di circa 30ettari, la Certosa possedeva fin dalle origini, tutte le caratteristiche più consone a ricoprire una funzione cimiteriale: era posta fuori dall’abitato, in una posizione utile sia per consentire una libera circolazione d’aria, sia per l’adeguatezza della rete idrica, ecco perché non tardò nel 1802, il progetto dell’architetto Ercole Gasparini, per definire il nuovo maestoso ingresso monumentale.
Gli itinerari possibili al suo interno sono diversi e possono essere gestiti in modo autonomo e personale, o guidati con una serie di preziose visite che ne esaltano gli aspetti spesso meno noti. Si distinguono diverse aree che pongono in evidenza l’essenza pura dell’arte, in un cammino che, dal periodo neoclassico confluisce, inizialmente nel Verismo. Il nucleo definito “Ottocentesco”, infatti, mette in risalto alcuni dei suoi elementi più interessanti. Oltre al Chiostro Terzo in cui spiccano eccellenti capolavori come il monumento dedicato a Gioacchino Murat, re di Napoli, le opere collocate nel Chiostro VII, costruito da Antonio Zannoni e collegato con la famosa Galleria degli Angeli, sono di uno spessore artistico davvero notevole. Il Novecento si materializza nel Chiostro VI dove l’atmosfera verista lascia spazio ad uno stile Liberty di grande gusto e leggiadre rappresentazioni, vera espressione dell’arte italiana del tempo. La Certosa rende gloria e ricordo ai suoi defunti attraverso alcuni monumenti collettivi, dal significato eterno, come il Pantheon dei bolognesi illustri (1828) oggi dedicato alla Sala del Commiato, il Monumento ai Martiri dell’Indipendenza che chiude la Sala della Tombe o il Monumento Ossario dei Caduti Partigiani, nato nel ‘900 dal progetto di Piero Bottoni. Non manca un’area cimiteriale in cui vengono ricordati coloro che appartenevano a un credo religioso diverso e che qui riposano nel Chiostro degli Evangelici (anglicani e protestanti), ma anche la presenza del Cimitero Israelitico e quello degli Acattolici a conferma del rispetto di una spiritualità unica riunita sotto lo stesso cielo.
Sorprendente è, infine, la presenza di alcuni personaggi illustri che sono stati a visitare questo luogo, lasciandone traccia scritta come Lord Bryron e Charles Dickens o quella di tombe appartenenti a figure famose nel panorama culturale nazionale e non, come lo statista Marco Minghetti, il pittore Giorgio Morandi, il premio Nobel per la letteratura Giosuè Carducci, il compositore Ottorino Respighi, il generale Giuseppe Gabrinski e il cantante Lucio Dalla, cuore della città. “Alla minima contrarietà, e a maggior ragione al minimo dispiacere, bisogna precipitarsi nel cimitero più vicino, dispensatore immediato di una calma che si cercherebbe invano altrove. Un rimedio miracoloso, per una volta”.(EM Cioran).
La pace spesso è la risposta migliore che qui, tra il silenzio e la preghiera, puoi respirare.